Cosa sono le Esistenze Resilienti? Sono le storie di chi cerca soluzioni, nuove strade da percorrere, sfide da accogliere senza perdere la volontà di esserci.

In questo articolo Matteo Gualandris, volontario di UILDM Bergamo e membro del Gruppo Giovani nazionale, racconta come ha sognato e realizzato la sua vacanza in Sardegna dello scorso anno. A volte sono proprio le vacanze a farci scoprire il nostro grado di indipendenza e la nostra voglia di andare "oltre" certi ostacoli. 

 

 

INTRO

“Ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi.”

Un viaggio è tante cose. È emozioni, sapori, suoni, risate, orizzonti indimenticabili, ma anche imprevisti, problemi, e poi ricordi, da rivivere e rivivere ancora, per riassaporare quello che di indimenticabile è stato vissuto. E chi viaggia, lo sa benissimo.

Voglio iniziare così il racconto di uno dei viaggi più bella della mia vita, un viaggio che mai avrei immaginato di poter fare, e proprio l’immaginazione, questa volta, si è fatta da parte per dare spazio ad una splendida realtà, un vero e proprio film. La realtà che sognavamo ha preso forma, e il 31 luglio 2021 io e altri quattro amici siamo partiti all’avventura. Faccio un passo indietro, mi presento: mi chiamo Matteo, ho 26 anni, vivo a Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, e dalla nascita sono affetto da una forma di distrofia muscolare.

Dall’età di otto anni sono costretto su una carrozzina. Ora mi conoscete. Bene, adesso passiamo alle cose serie, viaggiamo. Il mio racconto è suddiviso in “paragrafi” dove si trovano le varie tematiche che hanno contraddistinto la nostra esperienza, dall’organizzazione del viaggio, all’accessibilità, fino ad arrivare alle cose che più abbiamo gradito.

Buona lettura!

 

DESTINAZIONE E ORGANIZZAZIONE

Dopo un anno e più di quarantene, chiusure in casa e limitazioni, abbiamo deciso di fare le cose un po’ più in grande del solito: al centro dei nostri pensieri c’era solo una cosa, la Sardegna.

Alcuni di noi ci erano stati da piccoli assieme alle proprie famiglie, mentre per altri sarebbe stata la prima volta. La Sardegna rappresentava un po’ una chimera per noi, quasi un sogno, che ora stava per realizzarsi.

Organizzarsi, potete immaginare, non è stato facile.

Non è facile organizzare un viaggio se si è da soli, o anche solamente in coppia, figuriamoci in cinque, con impegni lavorativi e di studio da incastrare, e una, anzi DUE carrozzine da portarsi dietro. L’ho detto prima, volevamo fare le cose in grande, la carrozzina manuale a questo giro non mi bastava, sognavo una vacanza al massimo delle possibilità, anche con la mia carrozzina elettrica, e così è stato.

Io, Roberta, Matteo, Fabio e Mattia (i miei compagni di viaggio), abbiamo scelto insieme il periodo ideale per le nostre vacanze, dal 31 luglio all’8 agosto, otto giorni che poi si sarebbero rivelati pienissimi e bellissimi.

Dove andiamo? Come? Aereo? Traghetto? Come fare con la macchina? Avrei dovuto prendere la mia (attrezzata con pedana)?

Iniziavano le prime difficoltà, e non eravamo nemmeno partiti!

Con calma e (relativa) pazienza abbiamo trovato le risposte a tutte le nostre domande: avremmo viaggiato in aereo e ci saremmo messi a cercare una macchina attrezzata da noleggiare a Cagliari.

Nel frattempo, dopo una lunga ricerca tra Airbnb e CaseVacanze.it, abbiamo trovato un piccolo appartamento accessibile in quel di Porto Pino, località sita sulla costa sud-occidentale della Sardegna.

Per trovare la soluzione adatta ai nostri bisogni, soprattutto in termini di accessibilità, ci siamo affidati al buon senso e all’aiuto dei vari host nel descriverci le varie abitazioni. Alla fine, la casa si è rivelata un’ottima scelta, comoda, accessibile e anche a buon prezzo!

Capitolo macchina. AIUTO!

Questa è stata sicuramente la parte più complessa di tutta la vacanza. Non sapevamo dove andare a parare, non c’erano grandi compagnie di viaggi che offrissero la possibilità noleggiare auto per trasporto disabili, né tanto meno c’erano offerte sui siti di noleggio auto più comuni.

Io stesso ero ormai rassegnato all’idea di partire con la sola sedia manuale, non sarebbe stato un problema, certo, ma il viaggio in sé sarebbe cambiato. Chi ha una disabilità e vive su una carrozzina sa che differenze ci sono tra una carrozzina manuale ed una elettrica: quest’ultima ti offre più libertà, più indipendenza, mi avrebbe regalato una vacanza totalmente diversa.

Stavamo perdendo ogni speranza, ma poi ecco uno spiraglio di luce! Per puro caso troviamo sul web l’officina Ellebi Srl di Cagliari, sembrava potesse esserci un Citroën Berlingo in via di allestimento: “È fatta!” - pensiamo, ma l’imprevisto si celava dietro l’angolo: giusto a 20 giorni dalla partenza riceviamo la chiamata dal venditore, “il collaudo non verrà fatto per tempo, la macchina non potrà essere noleggiata”.

Cala il gelo.

“Prendo la manuale ragazzi, cerchiamo un’auto normale dai”, ero convinto sarebbe stata la soluzione migliore, ma i miei amici non ne volevano sapere, ed ecco un altro colpo di fortuna: “Teo, ho trovato questi siti, prova a vedere e chiamare, magari per una volta salta fuori qualcosa di buono!”.

E così è stato.

Officina Caralis, punto vendita della più grande Olmedo, diffusa in tutt’Italia (come non avevamo fatto a trovarla prima ci siamo poi chiesti!), chiamo e parlo con Stefano, ragazzo dell’ufficio commerciale dell’officina che fin da subito si è dimostrato cordiale e disponibilissimo: avevamo trovato il Santo Graal. Un Doblò Maxi ci stava aspettando.

La nostra vacanza poteva finalmente prendere forma!

 

IL VIAGGIO

Aereo, appunto, pur con tutte le preoccupazioni del caso. Avevo viaggiato spesso con Ryanair, ma mai con la carrozzina elettrica.

La procedura di prenotazione del servizio di assistenza è la solita, l’importante è fare una segnalazione e registrare la carrozzina elettrica con modello, dimensioni e quant’altro.

Arriva il giorno del viaggio, check-in fatto, ci dirigiamo verso la Sala Amica, arriva il momento dell’imbarco, salgo sulla piattaforma con la mia carrozzina elettrica (la manuale era già stata imbarcata) e poi lì ci apprestiamo a togliere joystick, pedane e a chiudere lo schienale (la carrozzina non può superare una certa altezza, 81 cm).

Ero terrorizzato. La carrozzina sarebbe arrivata tutta intera? Sì. Eccola scendere dall’aereo, integra e perfettamente funzionante. Ce l’avevamo fatta, anche questa volta! (Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare gli addetti ai lavori dell’aeroporto di Orio Al Serio e di Cagliari, hanno trattato veramente con cura la mia carrozzina senza arrecarle alcun danno).

In aeroporto ci stava aspettando Stefano di Olmedo con il “nostro” Doblò. Ci mostra le procedure per utilizzare la pedana, salire in macchina con la carrozzina, insomma, le solite cose. Eravamo pronti, la vacanza poteva veramente iniziare.

 

LOCALITÀ E ACCESSIBILITÀ: IL RACCONTO DELLA NOSTRA VACANZA

 Ecco quello che abbiamo fatto e i vari posti e spiagge che abbiamo avuto modi di visitare e vivere in quest’indimenticabile settimana.

  • Porto Pino: il luogo principale del nostro soggiorno, qui c’era l’appartamento dove alloggiavamo, disperso nel nulla ma comunque a pochi minuti di macchina dalla principale spiaggia della zona, la spiaggia delle famose dune di Porto Pino. In questa zona siamo stati i primi due giorni, di “ambientamento” se così possiamo dire. Abbiamo optato per una spiaggia libera sia il sabato che la domenica, dunque non accessibile, raggiungibile solamente con la carrozzina manuale. Quando non avevamo una job a disposizione entravano in azione le mie gambe e braccia, i miei amici Fabio, Matteo, Mattia e sì, anche Roberta, nessuno scampava alla tortura, ognuno si alternava per trainarmi sulla sabbia, eravamo uno spettacolo per gli occhi degli altri bagnanti, e sì, facevamo anche tanto ridere, ci piaceva dare show… e per altro come se non bastasse ogni volta sceglievamo di arrivare fin sul bagnasciuga. Più era faticoso, più ci piaceva! Per fare il bagno dovevo affidarmi ancora ai muscolosi aiutanti, mi avrebbero dovuto sollevare di peso fino in acqua, una volta dentro potevo gestirmi io e nuotare come il buon Paltrinieri mi aveva mostrato in sogno.
  • Cala Domestica: altra spiaggia non accessibile, comunque dotata di passerella per alcune decine di metri. Nonostante l’inacessibilità e il forte vento che abbiamo incontrato ce la siamo goduta, spiaggia veramente fantastica, situata in una bellissima insenatura circondata da una ricchissima macchia mediterranea. Un piacere per gli occhi, così come il mare, limpido e cristallino. A questo giro niente bagno, nemmeno per i miei amici, mare troppo mosso.
  • Tuerredda: dopo un paio di ricerche su internet abbiamo deciso di recarci in questo meraviglioso posto, qui abbiamo trovato la spiaggia più bella tra quelle che abbiamo visitato, e anche una delle più accessibili. Tanti stabilimenti in questa località erano a numero chiuso ed essendo a quasi un’ora di distanza dovevamo sperare di trovare sia un ombrellone libero, sia un’eventuale JOB da utilizzare! E ce l’abbiamo fatta! Siamo arrivati a Tuerredda dopo un meraviglioso viaggio lungo la costa, abbiamo lasciato l’auto in un parcheggio a pagamento e poi ci siamo recati in spiaggia nello stabilimento balneare “Poseidon”. Qui abbiamo affittato un ombrellone e due lettini..e sì, c’era anche la job, che tra l’altro ho potuto utilizzare tutto il giorno! Che dire, mare meraviglioso, sembrava di essere in una piscina, calmo e accogliente, un vero piacere. Tra bagni, sole, qualche birretta e tanto divertimento abbiamo tirato sera, ci piaceva goderci il mare fino all’ultimo momento, tornando di fatto a casa dopo il tramonto. Inutile dire che poi, ogni volta, non avevamo nemmeno le forze per sistemarci e uscire di nuove a mangiare o bere qualcosa, optavamo sempre per una cena nella nostra casetta, e ci piaceva così.
  • Domus de Maria: quella che al termine della vacanza abbiamo soprannominato “la nostra spiaggetta”, una bellissima caletta che abbiamo trovato per puro caso lungo la costa mentre ci stavamo dirigendo verso Chia. “Ragazzi fermiamoci! Proviamo a vedere se riusciamo a scendere anche con Teo, sembra bellissimo qui!”, esclama uno dei miei amici, ci fermiamo, verifichiamo che il percorso sia accessibile e decidiamo di scendere in spiaggia. E sì, era veramente bellissimo. Una spiaggia piccola e intima, situata in un’insenatura non troppo ampia, raggiungibile attraverso un sentiero di sabbia e sassi, da percorrere come sempre solo con la carrozzina manuale rigorosamente trainata dai miei aiutanti. Per entrare in mare, non avendo la job, solita procedura, uno, due e tre e via di sollevamento! Qui siamo tornati anche prima di partire, per vedere l’alba e goderci l’ultimo bagno.
  • Su Giudeu: situata a Chia, enorme spiaggia con diversi stabilimenti balneari, inutile dirlo, anche qui spettacolo assicurato. Spiaggia attrezzata di passerella e job, una comodità. Qui ci siamo superati, o meglio, qui ci è un po’ scoppiato il cervello: a poche decine di metri dalla spiaggia è situata l’isola di Su Giudeu, una piccola isoletta per lo più rocciosa raggiungibile attraversando il mare a piedi grazie alla presenza di un lembo di sabbia rialzato. E sì, perché non farlo con la job?  Siamo partiti in processione e contro ogni pronostico abbiamo raggiunto l’isoletta, accolti persino dalla standing ovation dei presenti. Una soddisfazione. Sul finire della giornata abbiamo assistito ad un tramonto unico, la spiaggia e il mare sono stati toccati da un cielo rosso fuoco a dir poco magnifico, e con quest’immagine passiamo all’ultima spiaggia.
  • L’isola del cuore: situato a Sant’Antioco, stabilimento balneare interamente gestito dai volontari dell’Associazione “Le Rondini”, spiaggia accessibilissima riservata quasi esclusivamente alle persone diversamente abili. (A ripensarci adesso, il fatto che abbiamo trovato questa località l’ultimo giorno, e tra l’altro, per puro caso, ora ci fa veramente ridere, e dire che avevamo provato ad organizzarci per il meglio!). Qui abbiamo trovato diverse job, delle passerelle da percorrere comodamente in carrozzina e anche bagni e docce per disabili. Una comodità.

 

Le ragazze dello stabilimento sono state formidabili, gentilissime e disponibilissime, consigliamo a tutti di visitare questo bagno, servirebbero veramente più realtà come queste.

 

FUORI PROGRAMMA

L’ho detto, le cose normali non ci piacciono. Dopo i bagni con il mare mosso, la traversata con la job, cosa avremmo potuto fare per chiudere il cerchio? Il giro in barca, ovviamente!

L’idea ci stuzzicava da tempo, fin da prima di partire, ma non ci eravamo mai informati realmente e non sapevamo se le barche che offrivano il servizio di gita fossero accessibili o meno, e alla fine, siamo stati fortunati.

Abbiamo contattato il pescaturismo Jessica Sant’Anna Arresi, trovato grazie ad un annuncio su una bacheca a Porto Pino, abbiamo parlato con il capitano per delle informazioni generali e alla fine abbiamo deciso di provare l’avventura. Avremmo passato l’intera giornata con altre 5 persone, pranzato insieme a bordo e visitato alcune tra le più belle calette della zona, raggiungibili esclusivamente in barca.

I ragazzi mi hanno caricato sull’imbarcazione senza alcun problema (con la carrozzina manuale), tutti sono saliti a bordo e dopo un paio di informazioni siamo partiti.

Questa è stata senza dubbio la giornata più indimenticabile, anche per il fatto che anche io ho fatto il bagno. Sì, avete letto bene.

Hanno fatto un po’ fatica a convincermi, ma alla fine, mi sono deciso e aiutato dai miei amici, dal capitano e dagli altri presenti mi sono fatto mettere in acqua!

È stato uno spettacolo, Cala Zafferano, Capo Teulada, Porto Scudo, queste sono solo alcune delle calette che abbiamo visitato, luoghi unici e indimenticabili, che auguro a tutti di vedere almeno una volta nella vita.

 

COSA RIMANE

Cosa può rimanere dopo una vacanza come questa? Tutto quanto. Non si può dimenticare nulla di quello che io, Roberta, Fabio, Matteo e Mattia abbiamo vissuto insieme. È stata un’avventura unica, che, come ho detto, non avrei mai pensato di poter vivere. È soprattutto grazie a loro che posso raccontarvi tutto questo, senza il loro aiuto, senza la loro determinazione nel convincermi a fare certe cose, nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile.

Cercate di andare oltre la vostra disabilità, non fatevi spaventare dai limiti, dai problemi, dalle domande. E circondatevi di persone che vi apprezzino per ciò che siete, che sono disposte ad aiutarvi, ma soprattutto, siate disposti voi ad essere aiutati, perché l’aiuto reciproco, il volersi bene, sono le cose più importanti di tutte.

Noi la nostra avventura l’abbiamo vissuta, e statene certi, ne vivremo tante altre: ora tocca a voi, prendete in mano la vostra vita e godetevela.

La carrozzina non ci fermerà!

 

Teo